Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella pagina: Privacy Policy. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, si acconsente all’uso dei cookie.

Olio extra vergine d’oliva e modernità mediterranea...

30 ottobre 2012

Qualche giorno fa ho visitato il Museo Nazionale di Beirut. Non potevo non rimanere affascinata dalla sezione fenicia. (English version at the end).... Esili ed affusolate figurine, manufatti in vetro, gioielli moderni ed etnici, oggetti di design. I Fenici che già nel 2800 a.C. commerciavano legno dei cedri del Libano, olio d’oliva  e vino da Byblos scambiandolo con metalli preziosi e avorio dall’Egitto fondarono colonie in tutto il Mediterraneo (Cipro, Rodi, Creta,  Malta, Sicilia, Sardegna, Marsiglia, Cadice, e Cartagine). Mi sono ricordata dell’emozione di quando ho incontrato il sig. Joseph Khoury dell’azienda biologica Willani, produttore di olio extra vergine d’oliva biologico nel Nord Libano, che mi ha fatto visitare il suo uliveto millenario, citando le antiche popolazioni fenicie, il commercio degli ulivi e la tradizione dell’olio d’oliva nel Libano. E così il mio pensiero è arrivato allo splendore della civiltà dell’olio d’oliva nel Mediterraneo, così forte e simbolica. Una civiltà millenaria fatta di scambi di sapere, di arti, mestieri, di beni, di cibo e di sapori. Una civiltà moderna con un patrimonio che ha creato il “modo mediterraneo di essere/andare attraverso” le geografie.   La civiltà dell’olio d’oliva si spegne con il declino dell’impero romano e l’inizio delle invasioni barbariche. E oggi con le offerte nei supermercati di olio extra vergine d’oliva italiano (s)venduto a 2 Euro circa al litro e i commenti sulla concorrenza sleale delle olive o dell'olio proveniente da altri paesi del Mediterraneo... Senza  soffermarsi sul fatto che tutto il Mediterraneo è punticchiato di microproduttori di olive che non riescono ad avere accesso al mercato e le svendono perché gli stati non hanno delle vere politiche di miglioramento della qualità e di valorizzazione dell’olio extra-vergine d’oliva sul mercato locale. Aziende artigianali mediterranee produttrici di olio extra vergine che subiscono la stessa concorrenza da parte di altri paesi che hanno prezzi ancora più concorrenziali. E alcune grandi industrie fanno di conseguenza il loro interesse avvallate da politiche nazionali e internazionali. L'intera regione del Mediterraneo è afflitta da comuni problemi sia dal punto di vista agricolo che dal punto di vista alimentare.  Si parla di Dieta Mediterranea ma la nuova invasione barbarica si riflette anche nello stile alimentare: sono arrivati la maionese sulla pizza e sulla man'oushé, il ketchup sul falafel… Il punto è che non sono sufficienti convegni, studi, meeting internazionali, progetti milionari. Non basta stampare volantini didattici sulla piramide di una sana e corretta alimentazione patrocinati dalle stesse istituzioni che poi non attuano politiche efficaci e sincere. Che fare? Mi piace pensare che si potrebbe tornare tra le persone, nell’agorà, investire nello scambio culturale tra popoli e riscoprire il “modo mediterraneo di essere/andare attraverso” partendo dal cibo, dalla sua qualità e dalla sua identità. Fermarsi, respirare "mediterraneamente" e riproporre una nuova modernità mediterranea... Extra virgin olive oil and new Mediterranean modernity...A couple of days ago I visited the National  Museum in Beirut. Impossible not to be impressed by the Phoenician’s section. Thin and tapered statuettes, multicolor glass, modern and ethnic jewels, design works! Around 2800 BC Phoenicians were already trading Lebanese cedar timber, olive oil and wine from Byblos for metals and ivory from Egypt. They founded colonies in all the Mediterranean; in Cyprus, Rhodes, Crete, Malta, Sicily, Sardinia, Marseilles, Cadiz, and Carthage. It reminded me of when I met Mr Joseph Khoury of Willani, an organic extra virgin olive oil producer in North Lebanon and he showed me his millenary olive trees garden (millenary not secular, such an emotion!), telling me about the Phoenicians trade of olive trees and the olive oil tradition in Lebanon... Then my thought went to the splendor of the olive oil civilization in the Mediterranean, so strong and symbolic. A millinery civilization made of exchange of knowledge, arts and crafts, of goods, of food and tastes. A modern civilization with an heritage that created a "Mediterranean way to be/go through" the geographies. The olive oil civilization declined after the decadency of the Roman period and following the Barbarian invasions . And nowadays the situation is getting worse through the sale of Italian extra virgin olive oil in the supermarkets at 2 Euros per liter and the quite usual comments about unfair competition from the olives coming from other Mediterranean countries. Without considering that in the Med region there are so many small olives producers unable to access the market and obliged to sell their olives for very unfair prices because of the lack of a real governmental policy for the amelioration of quality and the valorization of extra virgin olive oil on the local market. There are also many olive oil small/medium enterprises in the Mediterranean that suffer the same competition from other countries. And, of course, some industries do their own interests supported by the national and international policies. The whole Mediterranean region is affected by common problems from the agricultural aspect as well as from the alimentary one. We speak a lot about Mediterranean Diet, but the "new Barbarian invasion" affected also the Mediterranean eating style: mayo on pizza, mayo on man'oushé, ketchup on falafel…. Conferences, studies, international meetings, million dollars projects are not sufficient. It is not enough to print out teaching material on the Mediterranean diet pyramid under the patronage of the same institutions that at the same time do not implement effective and sincere policies. What to do then? I like to think that we might restart from the agora, talking to people-among people in the community, investing in cultural exchange among populations, rediscovering the "Mediterranean way to be/to go through", starting from food, its quality and it its identity... Just stop, breath "mediterraneanly" and re-launch a new Mediterranean modernity...