
Credo che gli gnocchi siano un piatto molto evocativo. Sarà la consistenza che ricorda
l’abbraccio morbido di una mamma o la preparazione legata a una
gestualità che si imprime nella memoria dei bambini (le patate che si schiacciano e diventano spaghetti, i filoncini morbidi di impasto che vengono tagliati in modo netto, il tocco personale dato alla fine con il dito, la forchetta, la parte interna della grattugia...compito spesso affidato ai più piccoli) o ancora il ricordo del profumo e del sapore di
quel sugo che quand’era con gli gnocchi riusciva semplicemente a farti sentire coccolato e appagato.
Il mio "ricordo dello gnocco" mi fa pensare alla nonna che sbucciava le patate gialle fumanti mentre mio nonno seduto al tavolo rubava pezzi di patate ancora bollenti che poi mangiava con il sale. Non vedevo l’ora di andare a impastare gli gnocchi su quel grande tavolo in formica nella casa del nonno dove c’erano anche l’orto e i conigli. E poi
quel sugo di pomodoro fresco….

Per avere conferma del potere evocativo degli gnocchi ho pensato di chiederlo anche ai miei colleghi a Senigallia prima della

pausa pranzo in ufficio.
Sara da piccola quando andava a comprarli al negozio di “pasta fresca” con la mamma se li mangiava crudi mentre tornava a casa, mentre il giovedì quando era con suo padre andava a mangiarli in una trattoria di Fano dove li impastavano a mano.
Valentina li faceva sempre con la zia perché sua mamma proprio non li preparava.
Katia si ricorda la forchetta che passava sugli gnocchi per fare le “tipiche righe”.
Roberto quando la mamma li buttava nell’ acqua temeva sempre che si disfacessero e assumessero una consistenza troppo “papposa” e a
Simone proprio non piacevano quando erano troppo soffici. A
Marco invece non piacevano perché la nonna li faceva veramente troppo grossi.
Paola li aveva mangiati a Milano da una amica che le aveva promesso una prelibatezza che però non ha avuto successo perché da quel giorno non li mangia più. Per
Ilaria rappresentano l’infanzia trascorsa con la nonna. Li preparavano insieme in grandi quantitativi anche per i giorni festivi: la nonna stendeva l’impasto sulla vecchia madia e lei aveva il compito di tagliarli.
Simona invece li (ri)faceva: appena la mamma li tagliava, lei li prendeva e formava tante palline...
Sì, decisamente evocativi.


E poiché proprio oggi abbiamo mangiato (indovinate cosa..) gnocchi all’
Osteria Palazzo Barberini di Senigallia (AN), ristorante certificato Conosci il tuo pasto, non potevo che non citare anche questa ricetta proposta da Silvia (la cuoca).
Sono gli “
Gnocchi del notaro Luigi” preparati con un impasto leggero di patate e polpa di granchio fresco e poi serviti con un sugo di
minuti gamberi e granchi dell’ Adriatico, pomodorini e un pizzico di peperoncino.
Anche questa volta gli gnocchi ci hanno coccolati e appagati regalandoci un nuovo ricordo da imprimere nella nostra memoria...